The Whale

Commosso fino alle lacrime, lo sguardo della rivincita e del riscatto, Brendan Fraser vince il premio come miglior attore protagonista nella recente notte degli oscar, per il drammatico The Whale presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, diretto da Darren Aronofsky da una pièce di Samuel D. Hunter.

Nel film Fraser è Charlie, un professore d'inglese chiuso nel suo piccolissimo appartamento, imprigionato in un corpo da trecento chili che lo tradisce ogni giorno di più. Ha tentato senza riuscirci di soffocare il dolore insopportabile per la morte dell'uomo che amava, sotto una quantità di cibo senza limiti. Ora che il suo cuore sta arrivando al capolinea ha un ultimo desiderio: riallacciare il rapporto con la figlia adolescente che ha abbandonato dieci anni prima per vivere il suo amore libero.

E a far brillare il film sono sicuramente la superlativa performance di Brendan Fraser, che domina con maiuscolo talento una gamma emotiva vastissima, e quella della giovane Sadie Sink (Max in Stranger Things, Fear Street), la figlia, che arricchisce di mille sfumature una parte non facile da gestire.

Il titolo di The Whale, la cui traduzione è «la balena», fa riferimento in modo figurato alla mole del protagonista ma anche al romanzo Moby Dick di Herman Melville, più volte citato in modo diretto e indiretto nella pellicola.

Che The Whale sia sostanzialmente un one-man show è piuttosto evidente, la struttura stessa della pellicola ruota attorno al fulcro del protagonista.

Brendan Fraser è stato lontano dalle scene per anni a causa di una sfortunata serie di problemi, con la pellicola di Aronofsky arriva quindi la sua occasione di riscatto ed è evidente come colga con grazia e intensità la rara opportunità di un ruolo che lo spinge ben oltre ogni sfida attoriale precedente, al punto da regalargli un oscar come miglior attore protagonista.

La legge di Lidia Poët

Lidia Poët, prima italiana a entrare nell’Ordine degli Avvocati e poi impossibilitata a esercitare la professione a causa degli stereotipi di genere di fine ‘800, è la protagonista di una nuova serie originale italiana targata Netflix.

A interpretarla è l’affascinante Matilda De Angelis, che dà corpo e spirito a una storia di maschilismo e tentativi d’emancipazione. L’ambientazione è quella della Torino del XIX secolo, di un’alta società che si muove tra palazzi, ricevimenti e teatri. Lidia Poët è infatti, davvero esistita, è stata la prima avvocato donna d’Italia, vissuta a fine 800 a Torino e in lotta per più di 30 anni per vedersi riconosciuta l’abilitazione. Il mondo degli avvocati uomini non la voleva, perché donna.

Attraverso uno sguardo che va oltre il suo tempo, Lidia assiste gli indagati ricercando la verità dietro le apparenze e i pregiudizi.

Ogni episodio de La legge di Lidia Poët ci presenta infatti un caso da difendere, mentre l’avvocata prepara il suo ricorso, presentando luci e ombre di una città che sta cambiando e sta tessendo le trame di un’evoluzione silente. Lidia Poët rappresenta il cambiamento in una società ancora maschilista, e lo fa con le stesse armi degli uomini, mostrando che anche una donna può sfidare l’austerità di luoghi di potere percorsi unicamente dagli uomini.

La legge di Lidia Poët non è solamente un period drama con una protagonista femminile, ma è anche un crime ben scritto che nulla lascia al caso, è puro intrattenimento dal sapore storico.

Viaggi d’autore

Per la rubrica di questa settimana dedicata ai viaggi, la proposta è un po' alternativa...Non si tratta infatti della solita, o insolita, indicazione su di una meta o una particolare destinazione, ma un piccolo consiglio di lettura, che permetterà a tutti di viaggiare anche stando seduti sul divano di casa, per decidere poi, in un prossimo futuro, di andare a vedere dal vivo i luoghi conosciuti e raccontati attraverso le pagine scritte.

“Viaggi d’autore. 35 ispirazioni in Europa sulle tracce di grandi artisti” è un volume edito da Touring Editore, un cartonato di grande formato (quasi un A4), suddiviso in aree geografiche. Ciascuna sezione offre poi capitoli tematici, scritti da vari autori, dedicati a grandi artisti di ogni tempo, arricchiti con mappe illustrate e suggerimenti su libri da leggere, film da vedere, brani da ascoltare.

Tante le idee di viaggio proposte per esploratori curiosi e appassionati di viaggi culturali. Ce n’è per tutti i gusti: dalla Londra dei Rolling Stones alla Edimburgo che ha ispirato J.K. Rowling per Harry Potter, dalle architetture avveniristiche di Copenaghen ai paesaggi rurali che hanno ispirato un giovane van Gogh. Non solo letteratura, ma anche cinema, musica, arti figurative.

Innanzitutto gli itinerari a tema letterario. In Italia si fa subito tappa a Firenze ripercorrendo i passi di Dante, per scendere poi a Napoli nei quartieri in cui Elena Ferrante ambienta le vicende di Lila e Lenù nell’Amica geniale, e nella Sicilia meridionale, scenario su cui sono modellati i romanzi di Andrea Camilleri e location della serie tv del Commissario Montalbano.
Oltralpe si approda nella Parigi della Generazione perduta, quando ai tavoli dei café sui boulevards di Montparnasse si incontravano Ernest Hemingway e Francis Scott Fitzgerald e nel salotto di Gertrude Stein si discuteva animatamente di avanguardie artistiche.

Nella penisola iberica si insegue il vento nella Mancia di Don Chisciotte, il romantico e folle cavaliere di Miguel de Cervantes a cui è dedicato un intero percorso, la Ruta de Don Quijote, tra Toledo e Ciudad Real, mentre a Lisbona a farci da guida non può che essere Fernando Pessoa.

A Dublino chi meglio di James Joyce può condurci alla scoperta di luoghi noti e meno noti della capitale irlandese? Passeggiando alla scoperta di parchi e musei letterari, si incrociano i passi di Leopold Bloom, protagonista dell’Ulisse, a cui ogni anno – il 16 giugno – è dedicato il Bloomsday, con eventi, reading ed epici pub crawl per le strade cittadine.

Nel Regno Unito ci immergiamo nella placida campagna tra Somerset e Hampshire per incontrare Jane Austen, che qui ha scritto e ambientato le sue opere. Nello Yorkshire invece ci addentriamo nella vita delle sorelle Brontë e negli scenari dei loro romanzi, da Jane Eyre a Cime tempestose, visitando la canonica dove sono vissute e perdendosi nella ventosa brughiera rivestita d’erica.

Per scoprire invece i luoghi che hanno ispirato J.K. Rowling per Harry Potter, prendete il treno da Londra – al binario 9 e 3/4, se ci riuscite – per ritrovarvi catapultati a Edimburgo, dove la scrittrice ha vissuto e ha tratto ispirazione per le atmosfere magiche della saga che ancora si respirano qua e là, a partire dal tenebroso cimitero dove si trova la tomba di un certo Tom Riddle…

In Viaggi d’autore, gli appassionati di cinema troveranno anche numerosi spunti per ricercare la Roma surreale di Federico Fellini e i set cinematografici madrileni di Pedro Almodóvar, dalle strade convulse del centro ai palazzoni di periferia tra piazze, teatri e cocktail bar. Chi preferisce castelli, rovine e boschi stregati, può addentrarsi invece negli scenari selvaggi che danno forma alla leggendaria Westeros della serie tv Trono di spade, disseminati per l’Irlanda del Nord, tra cui Dark Hedges, un inquietante tunnel di faggi contorti, e la selva del Tollymore Forest Park, disseminata di follie architettoniche in rovina.

Ma i suggerimenti non sono finiti qui perché ciascuna sezione è chiusa da ulteriori spunti per piccoli viaggi tematici. Qualche esempio? L’Andalusia, e in particolare il deserto di Tabernas, dove sono stati girati gli spaghetti western di Sergio Leone o gli incontaminati paesaggi dell’Oberland bernese che hanno ispirato un giovane J.R.R. Tolkien per Il signore degli anelli.

Co-working

Uno spazio di coworking non è una semplice sala con una scrivania in affitto, una connessione internet e attrezzatura varia che puoi condividere con altre ragazze e ragazzi come te.

Il coworking è lo stile lavorativo di una comunità di persone che, operando in modo indipendente, condividono una serie di valori e sono interessati a contaminare le proprie idee con altri, per creare una rete di scambio di informazioni e competenze.

Il co-working è un tipo di lavoro che comprende l’uso di un ufficio o altro ambiente di lavoro da parte di persone che lavorano in proprio o per diversi datori di lavoro, per condividere attrezzature, idee e conoscenze.

Ma non riguarda, appunto, solo la condivisione delle infrastrutture e dei costi, ma anche l’appartenenza a una comunità, l’accessibilità e la sostenibilità.

Il co-working è un nuovo modo di lavorare e di condividere, è l’incontro sociale di un gruppo di persone che lavorano ancora in modo indipendente, ma che condividono valori e che sono interessate alla sinergia che può derivare dal lavorare con altre persone che apprezzano il fatto di lavorare nello stesso luogo insieme.

Gli spazi di co-working sono progettati per fornire un ambiente produttivo e collaborativo per i loro dinamici abitanti, e creati senza vincoli aziendali su quello che viene percepito come un ambiente “ufficio” che offre un’adesione flessibile per soddisfare la maggior parte delle esigenze.

A chi è destinato il co-working?

Per chi ha appena iniziato un’attività imprenditoriale (pensiamo alle startup e ai nuovi imprenditori) uno spazio di co-working è l’opzione perfetta perché dà la possibilità di aumentare o diminuire il numero dei team, ci sono bassi costi di set-up grazie all’infrastruttura condivisa, un’ampia comunità interna da mettere in rete con, molto spesso, collegamenti a competenze interne, mentori e opzioni di finanziamento, oltre ad essere la piattaforma ideale da cui lanciare un nuovo prodotto.

Per le piccole imprese gli spazi di co-working contengono i costi generali, non ci sono contratti d’affitto a lungo termine e tutto ciò che serve per gestire un’attività è solitamente disponibile, dalle sale riunioni alle cucine per preparare uno spuntino e il conteggio del caffè non ha importanza, in quanto è gratuito.

Molti spazi per il coworking si trovano in aree commerciali centrali di alto profilo, con facile accesso ai trasporti, ai caffè, allo shopping e alle palestre, dove l’affitto autonomo sarebbe inaccessibile.

È anche un grande incentivo per attirare i migliori talenti, dato che gli spazi di co-working spesso gestiscono una varietà di eventi comunitari, workshop, pranzi e altre attività di apprendimento o sociali per i loro membri.

Per i freelance, gli spazi di co-working equivalgono a “libertà” di dove e quando lavorano con tutti i vantaggi di un ambiente di lavoro produttivo, oltre ai vantaggi di far parte di una comunità di persone simili.

Il co-working è l’antidoto perfetto per chi altrimenti sarebbe costretto a lavorare da solo a casa o in un caffè rumoroso e a sentirsi isolato.

Poiché gli spazi di co-working sono pieni di persone interessanti e ambiziose che lavorano su tutti i tipi di business, entrare a far parte di uno spazio di co-working è un ottimo modo per fare nuove amicizie, incontrare potenziali clienti e persino incontrare nuovi potenziali partner commerciali.

Sebbene in misura minore, anche alcune grandi aziende lungimiranti hanno adottato spazi di co-working per via dei benefici per i loro dipendenti, dall’aumento della felicità e della produttività alle opportunità di networking con persone al di fuori del proprio dominio.

Per tutti i colleghi, gli spazi di co-working consentono diverse opportunità di networking su base giornaliera, il che equivale a una comunità di potenziali clienti, partner, mentori e un pool di talenti prontamente disponibili a cui attingere.

Tipologie di co-working

La varietà di spazi di co-working è infinita, dagli spazi multiuso che offrono layout flessibili, agli studi di arte visiva seduti in edifici industriali rinnovati, agli spazi di coworking appositamente progettati con meraviglie ergonomiche per tenere la persona comoda mentre lavora, agli uffici privati per coloro che amano il proprio spazio, ma che vogliono comunque sentirsi connessi con l’ecosistema più grande o per piccole squadre di start-up che desiderano giocare nello stesso spazio.

Ma ciò che tutti hanno in comune è la “comunità”, insieme a un’atmosfera amichevole.

Il coworking non riguarda quindi solo lo spazio fisico ma, inizialmente e soprattutto, l'istituzione della comunità di coworking. Quindi spazi di condivisione, che hanno l'obiettivo di far nascere nuove idee e nuovi progetti.

Da grande farò…LA GUARDIA FORESTALE

Se ami la natura e ti piacerebbe svolgere una professione che ti permetta di salvaguardare l'ambiente e le popolazioni delle aree rurali e montane, intervenire in caso di incendi o contaminazioni e proteggere flora e fauna, il lavoro di guardia forestale potrebbe fare per te.

Ma che cosa fa una guardia forestale nello specifico, e quali sono le qualifiche necessarie a intraprendere questa carriera?

Le Guardie forestali si occupano della tutela il patrimonio naturale e paesaggistico italiano, prevengono e reprimono i reati in materia ambientale e agroalimentare.

Si occupano di sorvegliare i Parchi e le Riserve Naturali per proteggere l’ambiente e intervengono nei casi di inquinamento di acque e boschi, incendi, costruzioni abusive e in generale di fronte a tutto ciò che minacci la natura; agiscono anche per salvaguardare gli animali in pericolo o a rischio estinzione oppure in occasione di battute di caccia irregolari.

Il Corpo della Guardia Forestale garantisce inoltre la distribuzione di prodotti agricoli di qualità, reprimendo le frodi in danno alla sicurezza alimentare.

In montagna, le Guardie Forestali sono chiamate a tutelare la sicurezza degli abitanti attraverso la prevenzione del rischio valanghe e il soccorso sulle piste da sci.

Quali sono i suoi compiti

  • Tutela del patrimonio naturale e paesaggistico.
  • Salvaguardia delle risorse agroambientali, del patrimonio faunistico e naturalistico nazionale.
  • Sorveglianza dei parchi, delle aree naturali protette e delle 130 riserve naturali dello Stato.
  • Attività di ricerca, conservazione ed educazione ambientale.
  • Attività di prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare.
  • Compiti di polizia venatoria per reprimere il bracconaggio.
  • Azioni di controllo sulla pesca nelle acque interne.
  • Prevenzione e repressione delle violazioni in materia di benessere degli animali.
  • Tutela dell’agricoltura di qualità contro atti o frodi a danno della sicurezza alimentare.
  • Prevenzione del rischio valanghe.
  • Vigilanza e soccorso sulle piste da sci.

Come diventare guardia forestale?
Per accedere al Corpo Forestale dello Stato è necessario superare il concorso pubblico di ammissione ed è possibile poi proseguire il percorso di carriera con gli specifici concorsi interni.

A seconda del ruolo e dell’avanzamento di carriera, sono richiesti diversi percorsi e titoli formativi (licenza media o diploma di scuola superiore o laurea) e differenti addestramenti pratici.

Chi aspira a diventare una Guardia Forestale ama la natura e desidera prestare il proprio impegno a proteggere l’ambiente e chi lo abita. Fra le caratteristiche quasi imprescindibili dei professionisti di questo settore, quindi, va citata senza dubbio la passione per l’ambiente.

Per diventare Guardia Forestale è utile avere riflessi pronti e saper intervenire con efficacia nei casi di emergenza.


Per accedere al Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare è necessario superare i concorsi pubblici per entrare nell'Arma dei Carabinieri. All'interno dei concorsi viene solitamente specificato il numero dei vincitori che saranno formati in materia di sicurezza e tutela ambientale, forestale e agroalimentare, e i candidati hanno la possibilità di indicare la loro preferenza in fase di inoltro della domanda di partecipazione.

Come partecipare al concorso
La domanda di partecipazione a uno di questi concorsi andrà compilata nelle tempistiche corrette. I candidati dovranno compilare tutte le informazioni richieste nel corso della procedura guidata ed essere in possesso dei requisiti necessari per diventare carabiniere.

La selezione si articola in diversi passaggi, che comprendono:

-Una prova scritta, ovvero quiz di cultura generale a risposta multipla
-Prove di idoneità fisica, per verificare che i candidati posseggano i requisiti necessari a espletare i compiti richiesti
-Accertamenti sanitari, che servono a verificare l'idoneità psicofisica dei candidati a prestare servizio nell'Arma
-Accertamenti dell'idoneità attitudinale
-Valutazione dei titoli di studio

Sulla base dei diversi punteggi viene stilata una graduatoria, i cui vincitori vengono ammessi a frequentare il corso formativo per l'ambito a cui saranno stati assegnati (nel caso dei forestali, il corso verterà su sicurezza e tutela ambientale, forestale e agroalimentare).

Una volta entrati a far parte del Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare, sarà poi possibile intraprendere diversi percorsi di carriera, a seconda dei propri titoli formativi e della propria esperienza.

Le città più economiche da visitare in Europa

Il vecchio continente non ha bisogno di sponsorizzazioni, si conferma da sempre come una delle mete più ambite dai turisti di tutto il mondo.

Un valore aggiunto potrebbe però arrivare dalla scelta di viaggiare a prezzi contenuti. Si possono infatti pianificare destinazioni originali, dove il rapporto qualità-prezzo rappresenta il punto di forza della vacanza e scoprire così città meravigliose che avevamo sottovalutato.

E' con piccoli accorgimenti e tanta creatività che possiamo scovare mete poco conosciute, ma che ci permettono, perchè no, di trascorrere un fine settimana indimenticabile.

Cracovia – Polonia
Cracovia, famosa per le maestose chiese gotiche, è collegata a molte città italiane con voli low-cost. I prezzi di hotel e ristoranti la posizionano fra le città più economiche da visitare: si parte dagli 8 euro per un’ostello della gioventù ai 50 euro da spendere per un’ottima camera in un albergo del centro. Tappa obbligatoria la piazza del mercato Plac Nowy – una delle più grandi d’Europa – gremita di bar e caffè caratteristici, frequentati da giovani di tutte le nazionalità.

Budapest – Ungheria
Prenotando con un certo anticipo è possibile pianificare un viaggio indimenticabile a Budapest senza spendere cifre proibitive, nonostante la città rappresenti una delle mete più ambite del vecchio continente. Eretta sulle sponde del Danubio la città presenta una miriade di attrazioni: dai giardini del Castello di Buda agli imperdibili Bagni Termali. I caratteristici ristoranti del centro storico offrono gulash e altri piatti tipici a prezzi economici.

Bucarest – Romania
La capitale della Romania può essere una sorpresa inaspettata. Soprannominata la Piccola Parigi durante la Belle Époque, Bucarest vanta palazzi storici in stile Art Nouveau e un’architettura raffinata che racconta la sua storia. Per cenare in un ristorante tipico può bastare fornirsi di portamonete senza ricorrere all’utilizzo di banconote.

Sofia – Bulgaria
Terza capitale più antica d’Europa dopo Atene e Roma, Sofia è senza dubbio una meta sottovalutata che offre la possibilità di trascorrere un week-end incantevole a prezzi davvero sbalorditivi. Dalla Cattedrale di Aleksandr Nevskij alla chiesa medievale di Boyana, è possibile immergersi in duemila anni di storia alloggiando in una suite a cinque stelle con Spa spendendo meno di € 50 a notte.

Belgrado – Serbia
Una delle città più economiche in Europa è sicuramente la capitale Serba. Scelta da un turismo molto giovane si presta alla vita notturna per festeggiare in modo divertente spendendo pochi spiccioli. Sede di numerosi musei e del parco Kalemegdan, Belgrado offre la possibilità di visitare il Tempio di San Sava – la più grande cattedrale ortodossa al mondo al di fuori della Russia. Locali, bar e ristoranti sorgono ovunque, soprattutto sulle chiatte ormeggiate sul fiume Sava, offrendo cibo e bevande per pochi dinari.

Riga – Lettonia
Insolita destinazione affacciata sul Mar Baltico, anche Riga rappresenta una meta selezionata dalle nuove generazioni. Dotata di molte strutture alberghiere economiche, vanta un’animata vita notturna e il Mercato Centrale più grande d’Europa.

Granada – Spagna
Il miglior rapporto qualità-prezzo della penisola iberica è proposto dalla città di Granada. Situata in Andalusia nel sud della Spagna, Granada vanta una storia millenaria narrata dagli autori più famosi della letteratura spagnola. La città è arricchita da grandiosi esempi di architettura medievale risalente al periodo della dominazione araba e l’Alhambra ne rappresenta la massima espressione. Molti musei di Granada, fra cui proprio quello della sopracitata fortezza, permettono di essere visitati gratuitamente.

Lisbona – Portogallo
Imperdibile citta affacciata sull’Oceano Atlantico, Lisbona è una delle più affascinanti mete low-cost del vecchio continente. Grazie alle maestose cattedrali, ai caratteristici quartieri con strade scoscese che sembrano terminare in mare, non ha nulla da invidiare alle più gettonate capitali europee.

Bruges – Belgio
Storica città delle Fiandre, conosciuta come la Venezia del nord, famosa per le caratteristiche piazze del Burg e del Mercato dove si affaccia il simbolo della città: la torre dell’orologio. Bruges, caratterizzata da splendidi edifici gotici e canali, offre ai turisti visite guidate a prezzi convenienti e regala un assaggio di storia dell’arte grazie alle opere del pittore quattrocentesco Jan van Eyck che visse nella città fiamminga lasciando una preziosa eredità.

La Valletta – Malta
Per chi è affascinato dal mare e non vuole rinunciare a un fine settimana caratterizzato da tramonti sul Mediterraneo, non possiamo trascurare La Valletta, capitale dell’ex colonia inglese. Ricca di siti culturali inseriti nel Patrimonio Mondiale dell’Unesco, vanta un minuscolo centro storico ricco di architettura Barocca. Consigliata fuori stagione, quando il turismo non invade le spiagge, possiamo definirla una destinazione incantevole e intelligente.

Creed III

Arriva al cinema il 2 marzo Creed III, terzo capitolo della saga spin off dedicata ad Adonis Creed, il figlio di Apollo, rivale e amico dell'iconico Rocky Balboa.

Diretto da Michael B. Jordan, che qui fa il suo debutto dietro la macchina da presa, il terzo capitolo della saga cinematografica fa a meno del personaggio mentore interpretato da Sylvester Stallone e si concentra molto sulla vita interiore del protagonista, sul suo cammino dopo aver appeso i guantoni al chiodo e sulla necessità di lasciar andare il passato per poter vivere al meglio il presente.

Sono passati tre anni da quando Adonis Creed (Michael B. Jordan) ha deciso di ritirarsi dalla box, decidendo di gestire una palestra per allenare le nuove generazioni di pugili. Tuttavia, dal passato, torna Damian "Dame" Anderson (Jonathan Majors), suo vecchio amico d'infanzia che ha passato quindici anni in prigione e ora vuole tornare a combattere per inseguire il suo sogno di diventare campione del mondo dei pesi massimi. Il bisogno spasmodico di aiutare un vecchio amico si trasforma per Adonis in una gabbia che rischia di mandare all'aria tutto quello per cui ha lavorato. L'unica scelta possibile, per evitare che il passato divori il futuro del pugile, è quello di indossare di nuovo i guantoni e salire sul ring.

Nonostante gli incontri di boxe abbiano comunque il loro spazio e il loro peso, Creed III è un film che mette in scena la storica contrapposizione tra bianco e nero, ponendo Adonis e Dame come due metà di un'insieme che solo apparentemente è diversificato.

Ed è su questo senso di amicizia tradita, sulla redenzione e l'espiazione del peccato, sull'accettazione di sé e dell'altro che si basa il cuore del film, che non rinuncia a quelle classiche scene cardine del genere - il già citato allenamento, lo scontro finale, il conto quando si è al tappeto - ma le arricchisce di un livello molto intimo che rende Creed III una pellicola che, per quanto poco originale, non mancherà di coinvolgere il pubblico.

DA GRANDE FARO’…IL NEUROPSICHIATRA INFANTILE

Il neuropsichiatra infantile è un medico specializzato che si occupa di problematiche psichiatriche e neurologiche nell’infanzia e nell’adolescenza. Presso il poliambulatorio dell’Ospedale Maria Luigia è attivo un ambulatorio di neuropsichiatria infantile coordinato dalla dott.ssa Antonella Ciriaco. In questa breve intervista conosciamo meglio la neuropsichiatria infantile come branca della medicina e il professionista che se ne occupa: il neuropsichiatra infantile.

La neuropsichiatria infantile

“La neuropsichiatria infantile è una branca della medicina ed è considerata una disciplina mista, nel senso che si considera una specialità a ponte tra tre diverse aree della medicina: la pediatria, la neurologia e la psichiatria.”

“La pediatria, in quanto è una disciplina che si occupa di bambini e adolescenti, la neurologia in quanto si occupa di patologie che coinvolgono il sistema nervoso centrale e periferico e psichiatria in quanto si occupa di problematiche psichiche e psichiatriche specifiche di questo periodo della vita.”

“Ancora oggi, in Italia, la competenza neurologica infantile e quella psichiatrica infantile sono unite insieme in un’unica figura professionale: il neuropsichiatra infantile.”

“In altri paesi non è più così; ad esempio in Inghilterra esistono due figure differenti. Una specialità si dedica allo studio e alla cura delle malattie neurologiche dell’infanzia, l’altra si concentra invece su problematiche psicologiche e psichiatriche in età evolutiva.”

Il neuropsichiatra infantile

“Per diventare neuropsichiatra infantile c’è una strada lunga e perigliosa da percorrere. Bisogna innanzi tutto laurearsi in Medicina e Chirurgia e poi effettuare una specializzazione specifica in neuropsichiatria infantile (ora la specialità dura 4 anni).”

“Inoltre, una volta specializzati, la formazione deve costantemente continuare… Infatti in Italia i neuropsichiatri infantili si specializzano ulteriormente nel corso della loro carriera e scelgono se approfondire, attraverso la pratica clinica, lo studio e la ricerca, la parte di neurologia infantile oppure quella di psichiatria infantile.”

Neuropsichiatri infantili territoriali e ospedalieri

“C’è poi una ulteriore differenza da sottolineare. I neuropsichiatri infantili si dividono in territoriali e ospedalieri. In genere i neuropsichiatri infantili del territorio tendono ad avere una formazione un po’ più a 360 gradi.”

“Quindi, nonostante si specializzino in una delle due sottocategorie (neurologia o psichiatria), possono incontrare entrambe le tipologie di malattia nei bambini che seguono.”

“I neuropsichiatri infantili ospedalieri devono sempre continuare a mantenere la visione d’insieme dello sviluppo neuropsichico del bambino, ma si occupano in maniera maggiormente specializzata di patologie neurologiche o psichiatriche.”

“Ad esempio un bambino con una diagnosi di malattia rara verrà indirizzato presso un centro specialistico ospedaliero che tratta malattie neurologiche dell’infanzia. Al contrario, un bambino che presenta una diagnosi di autismo più facilmente arriverà all’attenzione di un neuropsichiatra infantile che lavora in un centro specializzato per l’autismo.”

Di cosa si occupa il neuropsichiatra infantile?

“L’ambito della neuropsichiatria infantile è davvero vasto. In passato si era ragionato sul far sparire questa branca facendone assorbire una parte dalla neuropediatria e un’altra parte dalla psichiatria. Ma poi è stato deciso di non farlo.”

“E da neuropsichiatra infantile sono molto d’accordo: la nostra specialità è l’unica che si occupa specificamente dello sviluppo neuropsichico fisiologico e patologico del bambino e dell’adolescente durante tutto il periodo di formazione.”

“Con il progresso della scienza e delle conoscenze mediche sono state individuate numerose patologie in più, sia neurologiche che psichiatriche tipiche dell’infanzia. Queste diagnosi sono diventate davvero tante e c’è bisogno di uno specialista che le riconosca e se ne occupi in modo specifico.”

“Il neuropsichiatra infantile lavora molto spesso a stretto contatto con i pediatri di libera scelta ma con competenze differenti. Il pediatra si occupa della crescita generale del bambino, del suo corretto sviluppo e delle malattie internistiche, come neuropsichiatri infantili ci specializziamo sulle problematiche neurologiche e psichiatriche.”

Quando portare un bambino dal Neuropsichiatra Infantile

“Molti genitori mi chiedono quando è necessario portare il proprio figlio ad una visita specialistica dal neuropsichiatra infantile. A volte infatti alcuni comportamenti dei nostri figli ci possono allarmare o far preoccupare anche se spesso ci troviamo di fronte a reazioni normali o comunque a normali passaggi evolutivi.”

“Sicuramente un aspetto da monitorare è l’intensità e la durata dei sintomi, nonché la compromissione del funzionamento nei diversi contesti di vita che ne può derivare.”

“Reazioni emotive negative ad eventi dolorosi della vita sono normali anche in età infantile. Per fare un esempio, se muore una persona cara e un bambino è triste, questa reazione è normale e fisiologica.”

“Non richiede in genere nessun intervento specialistico. Se invece l’emotività espressa dal bambino è intensa (ad esempio piange spesso), duratura ed inficia la possibilità di andare a scuola o stare con i pari diventa un‘ indicatore della necessità di richiedere un consulto ad un neuropsichiatra infantile.”

Neuropsichiatra infantile a Parma

L’approccio alla cura nell’ambulatorio di neuropsichiatria infantile che coordino presso il poliambulatorio dell’Ospedale Maria Luigia a Monticelli Terme, Parma…richiede un importante lavoro di equipe. Spesso infatti il neuropsichiatra infantile si trova a collaborare con altri professionisti della salute mentale come lo psicologo, l’educatore, il logopedista, il tecnico della riabilitazione psichiatrica e l’infermiere. L’approccio alle cure in neuropsichiatria infantile è infatti un approccio sistemico, complesso e multiprofessionale.

La salute psicologica di un bambino dipende soprattutto dai contesti relazionali che vive (la famiglia, la scuola, lo sport etc) e per questo la presa in carico spesso è dell’intero nucleo familiare. I genitori sono coinvolti nella presa incarico per la comprensione del disagio e la guida di eventuali evoluzioni positive.

Turismo olfattivo: la nuova tendenza di viaggio!

Seguire i profumi e gli odori lasciandosi guidare in un tour immersivo alla scoperta di nuove sensazioni.

È questo quello che viene definito “turismo olfattivo” che per il 2023 si piazza in cima ai nuovi trend viaggio.

Perché puntare così tanto sull’olfatto? Perché è l’unico dei cinque sensi che è collegato direttamente all’apprendimento, sia dal punto di vista della memoria che delle emozioni. I profumi come gli odori permettono di conoscere ed imparare cose nuove, ma nello stesso tempo anche di riportare alla memoria ricordi ed emozioni che attraverso l’olfatto si risvegliano e tornano a vivere. Secondo gli studiosi gli odori sono in grado di raccontare delle vere e proprie storie, ma offrono anche una via nuova e poco sperimentata di conoscere il mondo che ci circonda.

Mostre d’arte profumate, tour che conducono alla scoperta degli odori di una città, esperienze di viaggio immersive che invitano a seguire il proprio naso. Ma che cos'è davvero il "turismo olfattivo"?

Il Museo di Ulm, Germania, lo scorso anno ha realizzato la mostra “Follow Your Nose” (Segui il tuo naso) per permettere ai visitatori di immergersi in profondità nell’ampia e ricca collezione associando le opere che ritraggono elementi quali, ad esempio, tavole imbandite, boccette di profumo, giardini fioriti, a profumi appositamente ricreati.

É anche il caso del dipinto del XVI secoloCristo nel Limbo” di Martin Schaffner: grazie ai diffusori di profumo, i turisti hanno la possibilità di percepire gli odori di zolfo e fumo suggeriti dai cancelli tra le fiamme dell’inferno.

I profumi e gli odori della mostra sono stati realizzati dai profumieri di International Flavors and Fragrances (IFF) mescolando ricostruzioni autentiche degli odori dal punto di vista chimico con oli e materiali che non recano alcun danno alle opere d’arte.

Seguendo il trend, per il 2023 il Museo del Louvre ha previsto una serie di “tour olfattivi” collegati alle collezioni di nature morte, mentre il Museo del Prado di Madrid ha già inaugurato una “mostra olfattiva” che si ispira alla serie “I cinque sensi” dipinta, nel Seicento, dalla coppia di pittori fiamminghi Jan Brueghel il Vecchio e Peter Paul Rubens.

L’artista e docente Kate McLean, ad esempio, ha dato vita a una pratica che ha battezzato “smellwalking” (dall’unione delle due parole inglesi “smell”, olfatto, e “walking”, camminare) basandosi su quanto i profumi e gli odori giochino un ruolo chiave sui primi ricordi e impressioni di un posto: organizza tour a piedi in varie città del mondo e “traduce” gli odori scoperti dai partecipanti in “mappe dei paesaggi olfattivi” che disegna a mano.

Nel 2022, invece, il Museo di Amsterdam aveva lanciato un tour autoguidato, “City Sniffers: A Smell Tour of Amsterdam’s Ecohistory”, che comprendeva una mappa da grattare per annusare alcuni odori storici tra cui quello della tradizionale pomander (o pomo d’ambra), sfera profumata che si pensava potesse proteggere dalla peste.

A questi esempi si possono aggiungere l'esistenza di veri e propri percorsi olfattivi, da sempre noti. Come non citare infatti la Provenza, luogo simbolo dei profumi. L'idea allora potrebbe essere quella di un bel viaggio on the road tra cittadine e infinite distese di lavanda, in direzione del Parco naturale regionale del Luberon, patrimonio Unesco e riserva naturale di 120mila ettari dove si alternano montagne calcaree, colline, boschi e valli coltivate. Imperdibili i villaggi di Lourmarin (in cui fare tappa alla fattoria Gerbaud, produttrice di erbe aromatiche), Menerbes, Coustellet e Gordes. Da inserire nel tour anche l'Orto botanico del Castello Lauris dedicato alle piante da tinture, Coustellet, dove si visita il Museo della lavanda e infine la celebre Abbazia di Senanques circondata dalle fioriture.

Se avete invece la possibilità di partire tra aprile e maggio, perché non scegliere il Marocco? Qui, nel deserto della valle del Dadès va in scena la raccolta dei profumatissimi boccioli. La destinazione potrebbe essere Kelaat M'gouna, cittadina capitale dell'essenza nota come Rosa di maggio, dove il rito della raccolta dei petali color rosa pallido è una cosa serissima, tanto che si organizzano grandi feste in stile berbero. Intorno al villaggio troverete una distesa di oltre 50 km di campi con i cespugli di rose, languidamente sparpagliati lungo le rive del Dadès e del M’Goun.

Esperienze di viaggio e di scoperta che ci suggeriscono di seguire il nostro naso!

Dinner club 2

Venerdì 17 febbraio sono usciti in streaming su Prime Video i primi 4 episodi su 6 (gli ultimi due usciranno il 24 febbraio) di Dinner Club 2, lo show Amazon Original con Carlo Cracco e un cast di ospiti vip che cucinano piatti imparati in giro per l'Italia.

Un format tanto geniale quanto semplice: uno chef di fama internazionale in viaggio con diversi personaggi notissimi del mondo dello spettacolo, quelli che nessuna rete generalista potrebbe mai permettersi di ingaggiare tutti insieme, alla scoperta delle pietanze e delle preparazioni tipiche delle diverse regioni d'Italia.

Dalla prima edizione arrivano due dei sei ospiti, ovvero Luciana Littizzetto e Sabrina Ferilli. I nuovi ospiti sono invece Paola Cortellesi, Antonio Albanese,  Luca Zingaretti e Marco Giallini.

Per quanto riguarda i territori del nostro bellissimo Paese visitati nei viaggi a due guidati (con mezzi sempre "particolari") da chef Cracco, sono la Sila e la Calabria (Cortellesi), l'Alto Adige-Sud Tirolo (Albanese), la Romagna (Zingaretti) e di nuovo la Sicilia (Giallini), questa volta più sul versante orientale.

Il viaggio di Dinner Club, come è facilmente intuibile, funziona sia per le gag e le reazioni spontanee regalate dai protagonisti e sia per una certa dose di imprevedibilità che porta i partecipanti a mettersi alla prova davanti alle telecamere in sfide decisamente poco convenzionali.

L'altra cosa bellissima è la scoperta non dei luoghi arcinoti che vediamo praticamente ovunque, ma di quei territori meno conosciuti capaci di suscitare l'interesse di tutti quei visitatori ancora all'oscuro dell'esistenza di certe chicche e, soprattutto, di certe pietanze.

Perciò buona visione e buon appetito!